Il giudice Rosario Livatino
Il Mosaico e Collegio Arcivescovile di Trento, in collaborazione con LAF – Libera Associazione Forense presentano la mostra:
“Sub Tutela Dei – Il giudice Rosario Livatino”
a cura di Guido Facciolo, Matteo Filippi, Roberta Masotto, Salvatore Taormina, Carlo Torti, Paolo Tosoni, Carlo Tremolada. Mostra realizzata dal Meeting di Rimini.
Orari della mostra
Da lunedì 14 novembre a sabato 26 novembre 2022, dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 16.30.
Luogo
Aula Gabrielli del Collegio Arcivescovile (via Endrici 23, Trento), dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 16.30.
Visita guidata alla mostra
Sabato 19 novembre alle ore 17.30, in occasione della serata di presentazione, sarà possibile partecipare ad una visita guidata alla mostra con uno dei relatori. I posti disponibili sono limitati ed è necessario iscriversi scrivendo all’indirizzo info@centroculturaleilmosaico.it.
Serata di presentazione
Sabato 19 novembre alle ore 18.30 presso l’Aula Magna del Collegio Arcivescovile.
Incontro di presentazione della mostra. Interverranno:
- Avv. Guido Facciolo, Libera Associazione Forense, curatore della mostra
- Dott.ssa Giulia Segatta, magistrato di sorveglianza a Trento
- Dott. Simone Pietro Luerti, magistrato di sorveglianza della Corte d’Appello di Milano
Introduce Paolo Cainelli, del Centro Culturale il Mosaico.
L’evento è stato accreditato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Trento per n. 2 crediti formativi di cui 1 in materie deontologiche.
Il giudice Livatino
Rosario Livatino nasce a Canicattì il 3 ottobre 1952. Conseguita la maturità presso il Liceo classico Ugo Foscolo di Canicattì, si iscrive all’Università di Palermo frequentando la facoltà Giurisprudenza, dove si laurea nel 1975.
Dopo una prima esperienza lavorativa presso l’Ufficio del Registro di Agrigento, nel 1978, supera il concorso per l’accesso in magistratura divenendo
– giovanissimo – uditore giudiziario presso il Tribunale di Caltanissetta. Nel 1979, Livatino diviene sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento dove opererà, ininterrottamente, fino al 1989, portando avanti, con rigore ed equilibrio, indagini complesse sulle organizzazioni criminali di stampo mafioso nonché su eclatanti episodi di corruzione, noti allora come “Tangentopoli siciliana”.
Dal 1989 diviene giudice a latere presso il Tribunale di Agrigento occupandosi principalmente di misure di prevenzione e distinguendosi per l’apprezzata professionalità e il comportamento integerrimo.
L’organizzazione criminale di tipo mafioso dell’agrigentino nota come “Stidda”, in aperto contrasto con “Cosa nostra” per il dominio sulle attività illecite in Sicilia, ne decise l’assassinio come la mafia “palermitana” aveva fatto solo qualche anno prima, lungo la stessa strada statale, ai danni del magistrato Antonio Saetta e di suo figlio.
La mattina del 21 settembre 1990, lungo la statale SS640 Agrigento- Caltanissetta, l’automobile del giudice Livatino – diretto in Tribunale per celebrare un processo a carico di alcuni mafiosi di Palma di Montechiaro – fu speronata dal commando omicida. Il giudice Livatino, che per sua decisione preferiva viaggiare senza scorta, pur ferito cercò allora di allontanarsi a piedi dagli efferati criminali. Tuttavia, i sicari lo raggiunsero, freddandolo brutalmente ai piedi del viadotto della statale 640. Sul luogo dell’assassinio sopraggiunsero i migliori investigatori siciliani, tra i quali il giudice Falcone che rimase fortemente scosso dall’accaduto.
Gli autori dell’omicidio sono stati assicurati alla giustizia e condannati all’ergastolo dalla Corte di Assise di Appello di Caltanissetta nel 1999.
Il 21 settembre 2011, a favore della straordinaria figura di Rosario Livatino, dichiarato “servo di Dio” dalla Chiesa Cattolica, si è aperto il processo di beatificazione. Già Papa Giovanni Paolo II, in occasione di un incontro con i genitori del giudice, definì Rosario Livatino quale “martire della giustizia ed indirettamente della fede”; adesso, la storia di giustizia, compassione e sacrificio di un giovane magistrato come Rosario Livatino si intreccia, grazie alla beatificazione, a quella di Pino Puglisi, enfatizzando la dura presa di posizione della Chiesa Cattolica verso la criminalità mafiosa e lo stringente legame tra fede religiosa ed impegno sociale al servizio della giustizia e della legalità.
Lo Stato ha onorato il sacrificio di Rosario Livatino, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/1999.
(fonte: Ministero dell’Interno)
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